top of page

PVR, la Corte d’Appello di Napoli annulla sanzione da 20.000 euro per avere messo a disposizione dei clienti nel proprio locale alcuni PC a navigazione libera in violazione del divieto posto dal Decre

  • Immagine del redattore: Agenzie Vincenti
    Agenzie Vincenti
  • 29 set
  • Tempo di lettura: 1 min

ree

La Corte d’Appello di Napoli, sezione Lavoro e Previdenza, ha accolto il ricorso presentato dal titolare di un PVR di Avellino, difeso dall’avvocato Fernando Petrivelli, annullando la sanzione amministrativa da 20.000 euro inflitta dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

La vicenda nasce da un verbale del 2016 con cui i funzionari dell’ADM contestarono al gestore di aver messo a disposizione dei clienti un pc collegato a una piattaforma di scommesse sportive. In base al Decreto Balduzzi (art. 7, comma 3-quater, D.L. 158/2012) e alla Legge di Stabilità 2016 (art. 1, comma 923, L. 208/2015), era stato considerato illecito consentire l’accesso a strumenti per il gioco online in un pubblico esercizio.

In primo grado il Tribunale di Benevento aveva confermato la multa, rigettando l’opposizione del gestore, che ha però fatto appello sostenendo l’errata applicazione della norma e l’illegittimità costituzionale delle disposizioni utilizzate come fondamento sanzionatorio.


La svolta è arrivata con la sentenza n. 104/2025 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittime proprio le due norme alla base delle sanzioni: il divieto veniva ritenuto “eccessivamente inclusivo”, perché equiparava situazioni molto diverse e finiva per comprimere in modo sproporzionato la libertà d’impresa.

Richiamando questa pronuncia, la Corte d’Appello di Napoli ha accolto il ricorso del titolare, annullando l’ordinanza-ingiunzione e quindi cancellando la multa. Le spese di giudizio sono state compensate, vista la complessità della questione e il fatto che la pronuncia della Consulta sia intervenuta solo in corso di causa.

Inoltre, le sezioni operative territoriali di Taranto e Potenza dell’ADM hanno disposto l’annullamento d’ufficio di due ordinanze ingiunzione, sempre per il pagamento di 20.000 euro, “sussistendone le ragioni di interesse pubblico”. sm/AGIMEG

 
 
SibNew.png
bottom of page